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Fausto B.

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“Lo chiameremo Fausto!”

Disse il mio babbo quando seppe che ero nato maschio, in quel lontano 1953.

Garrivano i suoi pensieri, come una bandiera al vento, riempiendosi dello strano rumore di quella felicità, pensando quanto il suo desiderio fosse stato realizzato.

Mio padre, era un patito della prima ora di Fausto Coppi, che aveva seguito nelle sue imprese per radio, e poi dal vivo quando passava dalle nostre parti, nelle tappe che toccavano l’appennino tosco- emiliano, sulla salita che dalla Lima portava all’Abetone.

 

Un suo amico gli aveva promesso l’interessamento per portare a Pescaglia il Campionissimo per partecipare al mio battesimo, ed era venuto il momento di dimostrare, non solo a mio padre, che non era un raccontaballe.

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo avrebbe raccolto, a stento, i Pescagliesi che vi si sarebbero riversati in massa per l’evento.

 

Ci furono i primi contatti, tramite l’amico, con la famiglia di Coppi, con la moglie in particolare, che fu molto gentile e, dopo aver consultato Fausto, dette la diponibilità per assicurare a mio padre, la loro presenza all’evento all’inizio dell’estate del 1953, dopo il giro d’Italia.

 

Mio padre cominciò i contatti per il pranzo del battesimo, prese contatto con l’albergo principale della zona, per non far mancare ai coniugi Coppi una sistemazione degna dell’importanza che avrebbero avuto nella mia vita e quella della nostra comunità.

L’albergo si offrì di ospitarli gratis per la notte; un risparmio gradito in cambio della foto insieme al proprietario, e la targa a imperitura memoria.

Anche il ristorante avrebbe fatto un ragguardevole sconto in cambio di qualche foto e la menzione dell’onore avuto da comunicare all’ingresso degli avventori dopo l’evento.

Bene, non mancava proprio nulla per la mia consacrazione a divo del paese, quello che aveva avuto Fausto Coppi come padrino al suo battesimo.

 

Non fu così, purtroppo, perché durante il giro del 1953 scoppiò lo scandalo della “Dama Bianca” e gli accordi con la moglie saltarono. Lo scandalo ormai era divenuto un caso nazionale e Pescaglia fu dimenticata, come il mio battesimo che divenne un danno collaterale di quella vicenda.

 

“Se chiamavi Bartali non sarebbe successo, dai retta!” fu il commento più in voga.

 

Sono rimasto col nome, anche se Lui non venne al mio battesimo: le cose della vita.

 

Io nato Fausto di nome, cuoco di professione.  

 

 

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